L’Umarell Bolognese (cioè il gentile vecchietto che si aggira per le strade a commentare la decadenza odierna con frustrata nostalgia) è l’opposto dello studente in alternanza.
Ma in che senso?
L’Umarell ha radicata nel profondo della sua anima la convinzione di essere sempre la persona giusta e di sapere sempre cosa fare e come. In alternanza, invece, non puoi fare nulla da solo, sia per le capacità, sia per i tempi, e quindi diventa importante, anzi, VITALE imparare a comunicare e rapportarsi con i compagni specie quando viene a crearsi un problema (perché se ne creano… tanti…) ed è in questo caso che bisogna essere in grado di:
-riconoscere i propri meriti come le colpe e i pregi come i difetti per essere sempre dinamici e produttivi: no, se sei mancino non metterti a usare le forbici, rallenterai gli altri.
-mettere da parte l’orgoglio: certe volte no, la tua idea artistica non è poi tanto artistica ma tranquillo, i tuoi compagni ti vogliono ancora bene.
-imparare a criticare costruttivamente: è vero, quell’articolo del tuo compagno può essere un insulto alla lingua italiana ma “Ti spiace se lo riguardo un pochino?” è sempre meglio di “Ma che schifo non si capisce niente! Faccio io!”
-non agitarsi. Mai. È una frase trita e ritrita, lo so, ma davvero, l’agitazione è come il raffreddore: starnutisce uno e sono tutti a letto con la febbre.
Inoltre bisognerà sempre rispondere di tutto di fronte ai responsabili del progetto ed ai professori. In questo caso bisogna essere chiari ed evitare giri di parole, (pregare) proporre soluzioni e non abbandonarsi all’ansia o alle emozioni (pregare) e saper dialogare e soprattutto collaborare con chi di dovere per superare il problema.
Ed eventualmente pregare.
di Nicholas Turrini ed Elisabetta Ziosi